Migranti, sequestrata la nave Aquarius. L’imbarcazione avrebbe scaricato illegalmente ventiquattromila chili di rifiuti nei porti italiani.
Le forze dell’ordine hanno sequestrato la nave Aquarius, diventata negli ultimi mesi un simbolo della questione migranti. Le accuse nei confronti della Ong Medici Senza Frontiere è quella di scaricare rifiuti pericolosi – anche a rischio infettivo – senza seguire le norme della differenziata.
Sequestrata la nave Aquarius: le accuse contro la Ong Medici Senza Frontiere
Le indagini degli inquirenti hanno rivelato che almeno in ventiquattro occasioni l’Aquarius ha smaltito in maniera illecita i propri rifiuti scaricando circa 24.000 chili nei porti italiani in maniera non conforme alla legge.
Stando agli inquirenti, la nave avrebbe scaricato, tra le altre cose, gli scarti alimentari, gli indumenti degli extracomunitari soccorsi in mare e materiale sanitario per l’intervento medico.
Al momento sono ventiquattro le persone sul registro degli indagati. Questi, stando all’accusa, avrebbero “sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e dell’Aquarius e conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti“, recita la nota come riportato da Il Fatto Quotidiano.
Tra gli indagati ci sono otto membri di Medici Senza Frontiere, il comandante della nave e il primo ufficiale.
Medici Senza Frontiere: condanniamo il sequestro della nave Aquarius
Con un tweet pubblicato sulla propria pagina ufficiale, Medici Senza Frontiere ha voluto condannare apertamente il sequestro dell’imbarcazione parlando di un “attacco strumentale per bloccare l’azione salvavita in mare“.
Condanniamo il sequestro della nave #Aquarius per presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo. Ennesimo strumentale attacco per bloccare l’azione salvavita in mare di #MSF
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 20 novembre 2018